Settembre avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta per sostenere una mobilità più sostenibile anche per chi lavora su strada. E invece, ancora una volta, gli agenti di commercio restano esclusi dalle agevolazioni pensate per l’acquisto di veicoli a basse emissioni.
Le nuove misure previste per incentivare l'acquisto di auto green da parte delle microimprese includono i veicoli commerciali N1 e N2, pensati principalmente per il trasporto merci. Ma non contemplano le vetture utilizzate quotidianamente dagli agenti di commercio, che restano così tagliati fuori da un’agevolazione cruciale per la loro attività.
Per gli oltre 200.000 agenti operanti in Italia, l'automobile è molto più che un mezzo di trasporto: è il primo alleato nel lavoro. Ogni anno percorrono decine di migliaia di chilometri per promuovere prodotti, visitare clienti, stringere accordi e rappresentare sul territorio le aziende italiane.
Spesso questi professionisti trasportano con sé cataloghi, campionari, espositori, materiali promozionali, tutto ciò che serve per vendere e valorizzare i brand che rappresentano. Ma la normativa sembra non tener conto della specificità del loro ruolo.
A tutto ciò si aggiunge un problema cronico e ben noto: il tetto di deducibilità fiscale per l’acquisto delle auto aziendali è fermo al 1986, bloccato a 25.822 euro. Una soglia che, alla luce dell’aumento dei prezzi delle auto – +44% in vent’anni – risulta ormai ampiamente inadeguata.
Il risultato? Gli agenti sono costretti a tenere le auto più a lungo, rinunciando a veicoli più sicuri, efficienti e meno inquinanti. Un paradosso, proprio in un momento in cui si parla tanto di sostenibilità e di rilancio del settore automotive, che peraltro mostra previsioni negative per il 2025 (-6,6%).
Non si chiede un trattamento privilegiato, ma il riconoscimento concreto di un’esigenza lavorativa reale. Gli agenti non sono una categoria marginale: sono una rete capillare che sostiene la crescita di migliaia di PMI italiane. Eppure, rimangono fuori da misure che potrebbero migliorarne concretamente la mobilità, l’efficienza e la competitività.
Serve un cambio di passo, che parta dall’ascolto delle esigenze di chi lavora ogni giorno sul campo e che tenga conto dell’evoluzione del mercato e delle sue dinamiche.
Il futuro della mobilità sostenibile passa anche da chi, con quell’auto, tiene in movimento l’economia.
02.09.2025 - Fonte: Web